REGGIO CALABRIA. Una tavola rotonda dedicata ai profili istituzionali, infrastrutturali, identitari, culturali, economici dell’area dello St...
REGGIO CALABRIA. Una tavola rotonda dedicata ai profili istituzionali, infrastrutturali, identitari, culturali, economici dell’area dello Stretto è stata tenuta dal Dipartimento DiGiES dell’Università Mediterranea e dalla Delegazione provinciale Aioc, registrando la partecipazione di importanti relatori istituzionali e di un numeroso pubblico on line.
Dopo il plauso al Magnifico Rettore della Università Mediterranea, Zimbone, per la competenza e l’efficacia con le quali ha saputo gestire l’emergenza Covid nella sua qualità di Presidente della CORUC – Comitato Regionale Universitario di Coordinamento degli Atenei Calabresi, ha suscitato interesse il suo intervento col quale ha sottolineato l’esigenza di proficue sinergie tra il mondo universitario e le istituzioni che consentano di gestire le infrastrutture strategiche, rilevando altresì quale obiettivo primario dell’iniziativa quello di riconoscere all’Area Integrata dello Stretto, nell’epoca del post-Covid 19, il ruolo propulsivo per la crescita del territorio e l’indiscussa centralità strategica nel Mediterraneo, così ridisegnando nuovi scenari geopolitici e nuovi orizzonti di crescita socio-economica e di sviluppo culturale.
A seguire l’intervento del commendator Corrado Savasta, dirigente dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto e Delegato provinciale Aioc Reggio Calabria che ha affermato che mai come oggi la tematica dell’area dello Stretto si rivela di significativa attualità, almeno per due elementi fondamentali: il processo di conurbazione che ha subito dapprima una forte accelerazione, al termine del 2019, grazie all’attivazione dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto; e che per converso nel 2020 tale processo ha rischiato una battuta d’arresto per alcune, inopinate conseguenze dell’emergenza sanitaria.
Oggi. Ha concluso Savasta, si parla di rilancio, ed occorre non soltanto riprendere la recente accelerazione, ma pure riorganizzarsi per le nuove sfide di ricrescita economica che attendono il territorio”.
Interesse ha altresì suscitato il contributo del professor Massimiliano Ferrara, direttore del Dipartimento DIGIES ed Accademico dello Studium di Casale Monferrato (1476) che ha evidenziato come “l’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto rappresenti una scommessa istituzionale e socio economica importantissima, che potrà dare risposte immediate ad un territorio che necessita di queste sinergie interistituzionali”, ed ha soprattutto richiamato l’attenzione sulla opportunità che una piattaforma collaborativa unica, in cui si immettano “tante competenze, che prima agivano uti singuli, sia in grado non solo di realizzare delle economie di scala ma anche delle economie di competenze”, così creando delle sinergie gestionali, amministrative e di management con impatto positivo sul territorio.
“Nei prossimi anni – ha proseguito Ferrara - sarà sicuramente strategico per il territorio doversi riscattare, unitamente alla dimensione nazionale ed internazionale, per rispondere a quella che è una delle più grandi crisi che abbia mai conosciuto il mondo da quando esiste il genere umano” ed ha auspicato il superamento di “atomismi” al fine di creare condizioni di collaborazione ed un percorso virtuoso, sereno e positivo.
A seguire l’intervento del prefetto Massimo Mariani, che ha sviluppato il tema soffermandosi sulla “straordinarietà” della fase che stiamo vivendo, evidenziando una questione di fondo rappresentata dalla circostanza che l’inizio del XXI secolo ha sottoposto a delle sfide inimmaginabili e che di fronte alla tragedia di una pandemia assolutamente imprevedibile, che ha interessato tutto il mondo occidentale, si deve esprimere la capacità, come occidentali, di utilizzare gli strumenti utili ad affrontare i problemi più seri ed emergenti, attingendo alla portata intellettuale e razionale tipica della civiltà occidentale. Le istituzioni sono per tale motivo chiamate ad individuare soluzioni adeguate e sostenibili: la conoscenza consente di agire.
Il dottor Mariani ha evidenziato come la Città Metropolitana di Reggio Calabria goda del privilegio di condividere l’area dello Stretto con la città di Messina, e tale condizione deve essere vista come un’opportunità soprattutto in questo periodo storico. “Il Sud – ha aggiunto il Prefetto - in tale contesto scommette sulla sua capacità di fare sistema e sulla capacità di sfruttare al meglio le proprie risorse, prime fra tutte quelle naturali, che rappresentano un’attrattiva fondamentale per il turismo ed una risorsa importante per l’economia del Mezzogiorno.
Ecco che in questa fase di ripresa, il Prefetto di Reggio Calabria intravede una chiara opportunità consistente nel mantenere aperti i porti e far sì che le attività sulle due sponde dello Stretto siano avviate appieno”, affinché non sia ulteriormente compromessa l’economia del territorio. Occorre incentivare il transito e le vie di comunicazione, perché – ha sostenuto il dottor Mariani – “il Sud può farcela da solo. Questa è una grande occasione per il Sud che possiede grandi potenzialità e deve sapere utilizzare al meglio le proprie risorse”.
Per ottenere ciò, ha sostenuto il Prefetto, l’epoca che stiamo vivendo, in questa fase di superamento dell’epidemia, impone alle istituzioni coinvolte di confrontarsi anche con il mondo accademico, di non porre ulteriori barriere bensì di aprirsi, di rendere agevoli i transiti e, per primo, il flusso di turismo interno, ricorrendo alle strategie proprie di un grande Paese ed imparando a rispondere positivamente alle prossime sfide per rimetterci in cammino al meglio anche ponendo in essere dei correttivi mirati e funzionali: i confini vanno aperti, non chiusi; il regionalismo deve creare sviluppo, non barriere.
Il tema dal punto di vista storico è stato affrontato dal professor Felice Costabile, ordinario di Diritto Romano presso l’Università Mediterranea che ha affermato come oggi si parli di “tribalizzazione dei popoli dell’Europa”, anche al di fuori dei confini dell’Unione Europea. Sotto il profilo strettamente identitario, un popolo si identifica con un gruppo di persone che ha memoria della propria storia; sennonché – ha aggiunto Costabile – “la distruzione della trasmissione del sapere storico tradizionale, che aveva caratterizzato almeno dall’Umanesimo per almeno sei o settecento anni la formazione scolastica ed universitaria dell’intera Europa, è mutata”.
Secondo il professor Costabile, “un popolo che non possiede la cognizione della propria storia passata, è una tribù”; Soffermandosi sull’origine della democrazia e sull’appartenenza di un popolo alle comuni origini, ha trattato la fondazione delle due città dello Stretto come un unicum; fondazione, avvenuta a pochi decenni l’una dall’altra ad opera degli Zanclei nell’VIII Sec. a.C.
Il professor Costabile ha voluto presentare in una dimensione ecumenica le origini di Messina e di Reggio, ricordando che “lo Stretto, zona di transito di merci dalla Grecia fino alla Bretagna, era unificato in un’unica potenza in cui le due città di Messina e di Reggio si trovavano sullo stesso piano, per il controllo della sicurezza delle comunicazioni marittime e dei commerci.
In passato le due città dello Stretto erano collegate da attività di servizi quotidiani e di traghettamento frequentissimi che perdurarono fino all’età romana, e quello fu l’unico momento della storia tri-millenaria delle due città, allorquando ebbero una governance comune, in cui le stesse veramente prosperarono”, sino a “regredire ad un ruolo politico marginale che le caratterizza fino ad oggi. Quell’unione politica, quella sinergia e coincidenza di interessi, invero, a partire dall’età romana non si è più ripetuta nella storia delle due città, la cui divergenza è andata sempre più manifestandosi.
Da questa esperienza passata - ha concluso il professor Costabile - dobbiamo trarre, quale insegnamento storico, che quell’unione politica, quella sinergia tra le due città è la condicio sine qua non per uscire da una situazione di stagnazione.
Attenzione e curiosità ha altresì riscosso il contributo dell’ingegner Mario Paolo Mega, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto hce ha evidenziato le difficoltà affrontate nella gestione dell’emergenza sanitaria, sottolineando che “blindare, come è stato fatto, lo Stretto di Messina, non aveva una utilità pratica, anche grazie all’efficacia dei controlli che venivano effettuati che, in realtà, erano in grado di rispondere alle esigenze del Governo”.
La riduzione del numero delle corse dei mezzi nautici di collegamento tra le due sponde non è stata, secondo il presidente Mega, una reale esigenza, ragione per cui nei prossimi mesi sarebbe auspicabile, con l’aiuto delle Istituzioni, comprendere che la specificità del traffico sullo Stretto è un’esigenza fondamentale.
L’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto è in grado – ha aggiunto l’ingegner Mega – di assicurare, pure in questa fase di ripresa, eventualmente anche interventi di sorveglianza sanitaria, non solo sui passeggeri ma anche sui croceristi che potrebbero così utilizzare i nostri porti”. Inoltre, ha affermato, “è necessario avviare un progetto di sviluppo, ripartendo da tutto ciò che il Sistema Portuale può offrire, perché il collegamento e la mobilità sullo Stretto sono fondamentali per unire i due territori”.
Mega ha convenuto con Mariani sulla inopportunità di fare un passo indietro in questo periodo di ripresa e chiudere i confini delle nostre città e dei nostri paesi. Occorre - ha detto il presidente Mega - fare il contrario, “perché oggi dobbiamo portare sullo stretto una progettualità e non ha senso parlare di un Paese unito o di un’Unione Europea se il flusso delle merci e delle persone non viene assicurato.
I porti devono restare aperti per consentire la piena, libera e totale circolazione delle merci. Il sistema del traghettamento deve essere fluido e senza sospensioni, perché le dinamiche sullo Stretto devono essere garantite e non ostacolate, per evitare criticità come purtroppo si sono verificate durante l’emergenza”.
La gestione dei nostri porti - ha concluso Mega - non è sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale per i territori che attraversano; dunque dobbiamo aumentare lo scambio informativo fra i diversi livelli: “lasciateci lavorare per assicurare la mobilità sullo Stretto!” Savasta ha poi riconosciuto a Mega il merito di avere conferito una dimensione sociale alla nozione di continuità territoriale.
A seguire il professor D’Ascola, ordinario di Diritto Penale presso la Mediterranea, ha ricordato come il ponte sullo Stretto bene si inserisca nella odierna programmazione infrastrutturale comunitaria di collegamento tra i Mari del Nord ed il Mediterraneo, anche all’insegna della valenza sociale della crescita economica: come dissero Ford e Kennedy, il vero sviluppo è per tutti; Il professor Domenico Nicolò, ordinario di Economia Aziendale presso l’Università Mediterranea, ha sottolineato che “occorre ripartire dalle liberalizzazioni, dall’azzeramento della burocrazia, dal rafforzamento delle tutele dei lavoratori.
Abbiamo bisogno di creare un sistema di benefici fiscali e contributivi per le start-up, con particolare attenzione alle aziende giovani, cosiddette gazzelle, sulle quali al Sud dobbiamo puntare”. Il rilancio del territorio secondo Nicolò deve avvenire attraverso il recupero delle “imprese esistenti familiari, che sono un patrimonio essenziale del territorio stesso e che devono essere salvate attraverso un’azione culturale di conoscenza di determinate tutele e strumenti come il patto di famiglia, che oggi possono consentire agli imprenditori di ridurre l’elevata criticità della loro successione, così da potere essere preparate ad affrontare al meglio il ricambio generazionale”.
Infine, il docente lancia l’idea di una Expo del Mediterraneo avente sede nello Stretto, in grado di promuovere tutta la produzione industriale e agricola dalla Croazia alla Tunisia; Il dottor Antonio Signorello, già direttore della Filiale di Reggio Calabria della Banca d’Italia, ha sostenuto che “la perdita di tensione sul tema dell’area metropolitana ebbe probabilmente come causa principale il nuovo quadro istituzionale rappresentato dalla nascita delle regioni, Anzi, tra la fine degli anni 90 e i primi anni del 2000, la programmazione economico territoriale a livello nazionale, comunitario e persino regionale spingono decisamente per l’abbandono di qualsiasi forma di integrazione programmatoria e amministrativa fra versante siciliano e calabrese dello Stretto”.
Da uno studio Bankitalia, nel 2017, il turismo culturale ha rappresentato in Italia il 51,7 per cento degli arrivi, il 52,3 per cento dei pernottamenti e oltre il 60 per cento della spesa. Si tratta dunque di sviluppare l’attività dell’aeroporto di Reggio Calabria ponendolo non solo al servizio della comunità dell’area dello Stretto ma facendolo diventare volano di sviluppo dell’offerta turistica.
I lavori sono stati, infine, magistralmente sintetizzati e conclusi dal dottor Pier Felice degli Uberti, presidente della Confederazione Internazione di Genealogia e Araldica, il quale ha ripercorso i principali temi trattati dagli illustri relatori, evidenziato che il Covid è stato la causa della distruzione dell’intero tessuto connettivo italiano, già in una preesistente fase di declino, da cui l’importanza del superamento dell’emergenza sanitaria per una ripresa nazionale.
Ha condiviso la necessità di promuovere uno sviluppo a livello culturale, delle infrastrutture così come l’importanza di salvare il patrimonio delle imprese locali, sottolineando l’importanza dell’adozione di adeguate politiche migratorie ed economiche, mettendo in evidenza l’elevata potenzialità dell’intera Area dello Stretto, che può essere in grado di assumere una internazionalità ed un ruolo centrale nel Mediterraneo.
Ha concluso affermando il ruolo primario del turismo culturale e delle tradizioni, rammentando che sia la Confedération Internationale de Généalogie et Héraldique sia la Commissione Internazionale per lo Studio degli Ordini Cavallereschi, da lui presiedute, contribuiscono con l’attualità ed il prestigio degli studi e delle molte iniziative a valorizzare e salvaguardare le radici storiche e culturali dei nostri territori.