La Federazione rimarca inoltre che il minor numero di vittime non deve far dimenticare che "la violenza contro i giornalisti è ancora molto estesa".

I Paesi in cui ci sono state vittime sono 18. Il più pericoloso per la stampa è il Messico, dove sono stati uccisi dieci giornalisti, tutti impegnati in indagini sulla corruzione o il narcotraffico. Seguono Afghanistan e Siria con cinque morti ciascuno, Pakistan (4) e Somalia (3). Yemen, Filippine, Brasile, Haiti e Honduras registrano ciascuno due giornalisti uccisi.

A livello regionale, l'area dove c'è stato il maggior numero di vittime è l'America Latina Latina (18), seguita dal Medio Oriente e mondo arabo (otto).

La Federazione dà conto inoltre di sei giornalisti che hanno perso la vita in incidenti connessi al loro lavoro, cinque in Tanzania e uno negli Stati Uniti.

"Il dato in diminuzione è poco confortante nel momento in cui riscontriamo che il numero dei giornalisti uccisi in 'tempo di pace' perché documentano corruzione, crimini e abusi di potere nei loro Paesi è superiore a quello delle vittime in zone di guerra", ha commentato Younes Mjahed, presidente della Ifj. E ancora: "L'inadempienza dei governi nel fermare l'impunità per questi atti criminali deve essere contrastata attraverso la Convenzione sulla sicurezza dei media che stiamo promuovendo".